Torino, ottobre 2023

Ci incontriamo in una casa non sua, di nessuno, neutra e silenziosa, in una mattina piena di luce. Qualcosa in lei evoca immediatamente il mare, i processi che riguardano l’acqua salata: asciugare, smussare, infrangere.
Marina Borruso è la traduttrice ufficiale di Eckhart Tolle e incarna l’insegnamento non-duale.

 

Molte volte i luoghi comuni del pensiero si infilano nelle pratiche. Che idee abbiamo del Divino? C’è qualcosa da raggiungere, qualcosa di superiore? C’è qualcosa di speciale? C’è forse qualcosa che io non sono? C’è qualcosa che non voglio vedere in me per cui mi afferro a un’idea di Divino? Tutto è sacro. Assolutamente tutto. Tutto è vivo e noi siamo già. E ciò che siamo è perfetto. Tutto quello che non ci fa vedere questo, che non ce lo fa riconoscere, in realtà è qualcosa a cui dare attenzione, per fare pulizia. Oscurità, densità, pesantezza, passato… Passato che si manifesta sotto forma di giudizi e inquinamenti vari: tutto è sacro, tutto è divino… Tutto, ma tutto. Assolutamente tutto! E quindi non c’è un cammino per essere Divino.

Questo è il cuore dell’advaita vedanta. La mente può comprenderlo, il cuore lo sa, ma incarnarlo è un’altra storia.
È la storia della libertà dagli opposti. È la fine della paura delle nostre oscurità.

C’è una storia molto bella che io racconto spesso, indonesiana. Un uomo era stato chiuso in una caverna. Aveva un tempo limitato per trovare l’uscita, quindi l’uscita c’era. Gli calavano il cibo dall’alto attraverso un pertugio. Per un tempo limitato avrebbe avuto cibo, e poi basta. Allora lui si mise affannosamente a cercare la luce, nel punto da cui riceveva il cibo. E accumulò tutto quello che trovava per raggiungere quel punto, ma non ce la fece e morì. Quando entrarono nella caverna per recuperare il suo corpo, la luce illuminò un buco nel pavimento. Ma il buco era buio, era l’oscurità. Lui aveva guardato solo verso la luce.
L’uscita, invece, era nell’oscurità.

Quando l’oscurità si addensa, quando le nuvole di storia che si ripete riempiono il cielo impedendo al cuore di respirare, proprio lì c’è una porta che possiamo aprire, l’unica porta sull’Assoluto. Attraversare il dolore, entrare nel mare.