Per questo è possibile allenarci attraverso quattro apprendimenti fondamentali:
Possiamo coltivare il nostro sé così come il contadino coltiva il proprio campo. E la sofferenza non è qualcosa da allontanare come un problema ma piuttosto qualcosa da accettare come un mistero. L’intento è coltivare uno spazio di solitudine interiore che ci fa recuperare la nostra integrità e coltivare un’autonomia interiore, con il fine di rispondere al mondo con chiarezza, libertà e cura. Appena riconosciamo le emozioni che ci abitano esse smettono di essere ostacoli e diventano strumenti che aiutano il nostro cammino mantenendo uno stato contemplativo. La psicoterapia contemplativa ci porta ad una radicale accettazione di sé per poi interagire meglio con gli altri…
Coltiviamo lo spazio cioè un’assenza di resistenza, di impedimenti…che ci impediscono di essere in movimento. La pratica psicoterapica è uno strumento per creare una solitudine in noi, uno spazio senza ostacoli che permetta al sentiero della vita di fiorire. La pratica principale consiste nella capacità di sperimentare la vita come una domanda, che porta perplessità e curiosità.
Cos’è questo? Una domanda da porre con la totalità del proprio corpo, coi pori della propria pelle e il midollo delle proprie ossa. In particolare sviluppare quella capacità negativa di stare con i propri dubbi, le proprie incertezze, senza reagire a opinioni e fatti. È levandosi di scena che la creatività sorge…
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Progetto PienEssere APS
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