La prossima volta che sentite che qualcuno sta affrontando un qualche problema e pensate che non vi riguardi, ricordate che quando uno di noi viene colpito, siamo tutti a rischio. Siamo tutti coinvolti in questo viaggio chiamato vita. Prendersi cura gli uni degli altri è un modo per incoraggiarci e sostenerci a vicenda. Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te.

 (Ernest Hemingway) 

 

Il Tibet è la culla di una cultura pacifica basata sul rispetto di tutti gli esseri viventi. Per millenni il popolo tibetano ha preservato questa visione del mondo, grazie anche all’isolamento geografico prodotto dall’Himalaya.
Dal 1950 però questa tradizione è minacciata dalla brutale occupazione cinese, cui è seguita una spietata campagna di eliminazione sia fisica che culturale. Si stima che un milione di tibetani siano stati vittime dirette di questa violenza. Oggi gran parte del popolo tibetano deve vivere o sotto l’autoritaria influenza cinese o nei campi profughi che sono sorti nel tempo in altri Paesi, sopportando condizioni di vita durissime.

Vivere in Tibet è oggi praticamente impossibile per il popolo tibetano. Infatti moltissimi sono migrati altrove in cerca di migliori condizioni di vita, affrontando lunghi viaggi attraverso l’Himalaya, così pericolosi da essere spesso mortali.
Questa dolorosa diaspora continua da decenni e ha dato vita a comunità tibetane di dimensioni significative in molti Paesi. In diversi casi queste comunità si sono sviluppate a partire da campi profughi che dovevano essere temporanei e che invece oggi, dopo oltre 60 anni, sono diventati insediamenti permanenti di tibetani in esilio.

Le condizioni di vita nei campi sono dure. Le famiglie vivono in tende o modeste strutture prefabbricate, che spesso hanno componenti in amianto e non sono protette dagli animali pericolosi. Mancano luoghi di aggregazione dove incontrarsi e sviluppare la vita della comunità. Esistono delle scuole, ma l’accesso all’istruzione è limitato.
Ricevere assistenza medica poi è difficile perché spesso c’è bisogno di spostarsi, ma le lunghe distanze e i costi elevati rendono i trasferimenti inaccessibili ai più. Infine, le opportunità di lavoro e di reddito sono estremamente modeste.

Wisedāna Foundation  interviene a favore della popolazione tibetana sostenendo progetti in due direzioni. Da un lato, interviene  negli insediamenti degli esuli tibetani per migliorare la qualità della loro vita. Dall’altro, lavora  per preservare le opere culturali e artistiche della tradizione tibetana, espressioni dell’identità di questo popolo grazie  alla collaborazione con il CTA e  partner locali, è   in grado di intervenire laddove è più urgente.

 

Progetto PienEssere APS in collaborazione con la Fondazione Wisedana intende  sostenere   coloro che sostengono,  nella convinzione che attraverso la generosità cominciamo a rendere felici i rapporti e nella consapevolezza che il più elevato tipo di dãna si abbia allorché una persona degna dà qualcosa a un’altra persona degna.

Ed è a partire da queste riflessioni che Progetto Pienessere si impegna con dedizione e cura a supportare progetti volti ad aiutare coloro che hanno bisogno con lo scopo di SOSTENERE CHI SOSTIENE.

Il nostro intento principale è infatti: “SOSTENERE CHI SOSTIENE” nella convinzione che sostenendo  i  Saggi possiamo  sostenere  molti altri come espresso nella citazione  sotto da Tiziano Terzani:

 

“Mai come oggi il mondo avrebbe bisogno di Maestri  di Silenzio
e mai come oggi ce ne sono così pochi. Bisognerebbe averli nelle scuole:
ore dieci, lezione di Silenzio.
Una lezione difficile perché, sintonizzati come siamo sulla costante cacofonia della vita nelle città,
non riusciamo più a «sentire» il Silenzio. “

E come ci ricorda  Rainer Maria Rilke:

“Il respiro dei solitari è attorno a noi
Proprio i più soli partecipano più di ogni altro alla comunanza.
Dalla vasta melodia della vita alcuni apprendono di più, altri meno;
di conseguenza, nella grande orchestra, a ciascuno spetta un dovere più o meno grande.
Colui che percepisse l’intera melodia sarebbe al tempo stesso il più solo e il più partecipe alla comunanza.
Sentirebbe ciò che a nessuno è dato sentire e solo perché lui, nella sua compiuta pienezza,
comprende quel che gli altri origliano soltanto, nel buio di uno spazio fitto di vuoti.
Credo che tutte queste esperienze vissute dai solitari nel corso d’innumerevoli metamorfosi, vivano in mezzo a noi.
Sono qui, forse un po’ in disparte, in direzione delle cose, ma sono qui, come le cose stesse, e come loro sono parte della nostra vita.”

 

Ecco alcune iniziative volte a sostenere la cultura e la popolazione tibetana:

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con Paolo Testa in collaborazione con Wisedāna Foundation (giornata dedicata alla meditazione consapevole e al sostegno dei progetti a favore dei profughi tibetani)