Torino, Agosto 2023

Vicino alla chiesa della Gran Madre a Torino, in una via silenziosa, busso alla porta di un convento domenicano. Ad accogliermi Antonietta Potente, religiosa e teologa impegnata nei diritti delle donne e professoressa di Mistica Cristiana.
Non indossa il classico abito monastico, ha un taglio di capelli sbarazzino e il sorriso di chi custodisce un segreto meraviglioso. Con lei indago come maturare una preghiera autentica.

 

Se si vuole capire qualcosa è normale chiedere aiuto all’infinito. Dipende dall’immagine che ciascuno di noi ha di questo mistero. Se io ho l’immagine di un dio patriarcale che decide tutto… o se ho un’immagine aperta, di un non so.
Se percepisci questa storia abitata, allora è differente. È di lì che nascono l’attesa e la ricerca.”

Attendere il divino è un sapere, un saper attendere. Nel profondo rilassamento che è l’affidarsi all’ignoto, sorge un’unica tensione virtuosa: l’aspirazione a rendersi costantemente disponibili a ricevere il mistero. Questa attesa senza pretese sopravvive qualsiasi sbalzo e può sottendere ogni nostra azione. Questa attesa può trovare casa nello strato più profondo della mente-cuore, come apertura ricettiva.

Bisogna saper aspettare, guardare e ascoltare. Secondo me sono questi i verbi più utili per vivere. Credo che si debba guardare molto la vita. E aspettarla, aspettarla sempre. Aspettare che ci parli. Forse è questa la fede. Non è il raggiungimento di certezze ma la fiducia che la vita parlerà – non sappiamo quando, magari quando avremo cent’anni, se mai ci arriveremo. O quando meno ce lo aspettiamo. La vita parla. Allora cosa devo fare io? Devo essere molto sveglia in questa realtà.

Camminare sulla terra come sulle uova, con le mani aperte al cielo, pronti ad accogliere la vita in ogni sua forma: per questo inizio anno, auguro a tutti di tendere sempre di più verso il Mistero.