“Nessuna parola è abbastanza accogliente. La lingua non è mai all’altezza, è inadatta. Ce lo dice lei stessa in continuazione. Una delle cose più belle al mondo, i riflessi di sole sull’acqua che proiettano reticoli di luce sugli scafi delle barche e sugli intonaci delle case, in italiano si chiama “gibigianna”, una delle parole più goffe che si potessero concepire per nominare una simile meraviglia.”
Tiziano Scarpa
Come recuperare dunque, estraendolo dalla radice, con pazienza e impegno, il suono nascosto dentro le parole, per andare oltre le parole stesse?
Eccoci arrivati alla terza e ultima parte di questa riflessione sulle parole che curano.
Recuperando il linguaggio segreto e magico dell’infanzia, possiamo accedere alla natura poetica della parola che cura.
Tra il suono e il senso è necessario che si crei il giusto equilibrio, in modo che il Suono delle parole faccia danzare il corpo e il Senso faccia danzare la mente.
Dunque, bisogna voler dire qualcosa, questo è l’aspetto comunicativo e intenzionale, che non va trascurato. Ma, al tempo stesso, è necessario dirlo con suoni, colori, echi che richiamino altre cose lontane, aprendo nuovi orizzonti di conoscenza, in modo che non si arrivi mai al senso ultimo delle cose, ma si accetti l’esistenza di una ulteriorità di sensi possibili, come invito a farsi ricercatori e non esecutori della propria esistenza.
Poesia, dal greco “poiesis”, rimanda al fare, evidenzia l’aspetto creativo del linguaggio poetico.
La parola terapeutica trasforma e traduce la prosa in poesia, solo se si accorda alla voce, al ritmo, alla pausa, al respiro.
Il legame tra parola e corpo è dato da questa qualità musicale, che riveste come un abito il racconto delle emozioni, rendendo leggero il cuore, affinché non ceda alla tentazione di trattenere e viva l’esperienza illuminante del “lasciar andare”.
Felice e grato per le parole condivise in questi anni, nello spazio riservato al cuore della cura, sento di aver compiuto questo percorso con pienezza, e che ora sia per me tempo di silenzio, in attesa che nuove parole vengano a farmi visita.
Mi auguro che le nostre poesie possano continuare a risplendere della loro bellezza originaria, portare conforto, quiete, serenità, e rendere più leggero il nostro cuore in cammino.
Colgo l’occasione per ringraziare tutte le lettrici e i lettori che mi hanno seguito in questi anni, Progetto Pienessere e Marinella Visconti, per aver contribuito a mantenere vivo questo spazio.
Auguro a tutti noi un Natale sereno, consapevole e ricco di amore.
Un caro saluto.
Giuseppe Ruggiero