Ajahn Sucitto
Dhamma Stream
05 April 2025
Come avrai probabilmente intuito, noi siamo in un processo di cambiamento continuo. Siamo un processo di cambiamento. In ogni istante, qualcosa emerge, mentre qualcosa altro svanisce. L’emergere di una cosa corrisponde alla fine di un’altra.
Il sorgere del silenzio rappresenta lo svanire del suono. Analogamente, il sorgere di un pensiero corrisponde alla fine del silenzio. Perciò, questi fenomeni avvengono simultaneamente, sono proprio come il palmo e dorso della mano. Non si può nemmeno dire che una cosa sorga dall’altra.
Qualunque cosa sorga, dall’altra parte c’è qualcosa che sta finendo. Questo è il punto in cui siamo. Qual è la nostra collocazione? Se tutto funziona in questo modo, non puoi definirla, è abbastanza ovvio.
In qualche modo, se riconosci l’emergere ed il passare, capisci che tu non sei in uno di questi due punti. Non sei né l’emergere né il passare, perché se fossi solo l’emergere, non ci sarebbe memoria. Invece c’è quel senso di continuità.
Anche se il pensiero che emerge svanisce, l’emozione appare, cambia, e le sensazioni vanno e vengono. Forse se fosse stata la prima volta che succedeva, ma no, è tutto un continuo fluire e cambiare. E noi abbiamo un modo: possiamo riconoscerlo. Se non sapessimo che c’è un manifestarsi di qualcosa… Come fai a riconoscere il manifestarsi? Come fai a renderti conto che qualcosa sta emergendo?
Perché tu non sei la manifestazione. Altrimenti, non potresti rendertene conto.
Quando qualcosa finisce, se non fosse così, riconosceresti solo il cessare, ma tu sai di non essere tu stesso il cessare. Altrimenti, ciò che conosce il cessare sarebbe esso stesso un cessare, ma in realtà quando le cose smettono, la consapevolezza del cessare non svanisce.
Così arrivi a questo, che noi chiamiamo conoscenza o consapevolezza. La consapevolezza del sorgere e del cessare, e ciò anche perché esiste un continuum: c’è un senso del tempo, anche se non è il tempo dell’orologio; c’è un senso di qualcosa, una continuazione, e il processo di sorgere e cessare continua incessantemente.
Non è una novità. Questi non sono pensieri complicati, ma è solo quando li accettiamo e ci adattiamo ad essi…. Perché la natura di ciò che emerge e svanisce può essere estremamente sfidante, provocatoria, piacevole o spaventosa.
In quell’impatto emotivo, il sañña è insieme orribile e delizioso. All’improvviso ci troviamo immersi in questo. Siamo stati trascinati dalla passione, dalla confusione e dalla preoccupazione. E così cominciamo a girare, perdiamo il senso, ci sentiamo sopraffatti, perdiamo il senso dell’equilibrio.
E inizi a renderti conto che l’unica cosa su cui puoi davvero fare affidamento è quell’equilibrio stabile in mezzo ai cambiamenti. Questo esiste. È solo necessario avere quel senso di allineamento al centro, alla stabilità.
E per dirla in modo semplice, ti puoi chiedere: il tuo corpo è in equilibrio?
Una volta che utilizzi questa parola per il tuo corpo, porti il concetto di allineamento o equilibrio nel tuo corpo; e quale effetto produce?
Significa non a sinistra, non a destra, non all’indietro, non in avanti, ma dritto e verso l’alto. Giusto? Perché noi sappiamo che è importante perché il corpo lo capisce molto facilmente, in modo istintivo.
L’equilibrio è una delle qualità fondamentali in cui è immerso il nostro corpo. È essenziale per mantenere la vita, la salute e la libertà dallo stress, e il corpo tende sempre a tornare ad un certo equilibrio. Anche se può sembrare naturale e non così importante, dato che il corpo lo fa spontaneamente, se ci concentriamo su questo e cerchiamo di capire cosa significa essere in equilibrio, possiamo notare come influisca sulle nostre emozioni. Le emozioni possono percepire questo equilibrio e iniziano a stabilizzarsi da sole; non è necessario dir loro di fare nulla, né fermarle, né costringersi ad avere emozioni positive o ad eliminare le negative.
Devi solo trovare un equilibrio e questo assomiglia a: “Aspetta un attimo”. E questo ti calma. Dobbiamo ricordarci di farlo, certo. Spesso gli stati emotivi possono essere così intensi e densi, e a volte persino opprimenti.
La nostra attenzione si rivolge tutta a loro. Non ci connettiamo all’equilibrio del corpo.
Fallo. Rilassa le spalle. Fai un respiro. È fondamentale, vero? È semplice. Ma, anche se può sembrare ovvio, non lo facciamo.
Quindi portare il cuore in contatto con quell’equilibrio. La mente riflessiva cerca generalmente di organizzarsi davanti a qualcosa che non conosce o che non le è chiaro.
Cerca ad esempio di dissipare qualche rimpianto.
“Vorrei non averlo fatto”. Oppure, mentre ricordo, ripenso a cosa è successo nel passato, a cosa avrei dovuto fare, e a come sono stato trattato. E questo avrebbe potuto essere così, e quell’altro sarebbe potuto andare in un altro modo…
Oppure si tratta di organizzare il futuro. Quello che dovrei dire, lo dirò la prossima volta, come fare per fare andare tutto bene.
Nessuno può davvero organizzare il passato e il futuro.
Organizzare il presente è molto difficile, perché quando siamo nel presente, tutto sta solo sorgendo e passando; è complicato organizzare qualcosa, poiché le cose nascono e svaniscono, e non c’è nulla da organizzare.
Le cose stanno succedendo ora.
Non puoi organizzare il formicolio sulla tua pelle, il silenzio e i cambiamenti che avvengono nella tua energia; semplicemente accadono.
Quindi quando entriamo in questo equilibrio del corpo, e la mente trova il suo equilibrio, ciò che percepisce è che nulla può essere veramente conosciuto, nulla può essere realmente pienamente concepito.
Non possiamo comprendere, analizzare o concepire nulla in modo completo. Possiamo solo fare delle ipotesi e avvicinarci a qualcosa che potrebbe essere, che avrebbe dovuto essere, che sarebbe potuto essere, e che in realtà non è stato. E in effetti, non è molto preciso.
E nemmeno nel presente puoi farlo. Non perché sei pazzo ma solo perché la mente ha i suoi limiti. E possiamo sentirci frustrati da questo, perciò, fermiamoci un attimo. Quella è un’emozione. Essere impazienti, quella è un’emozione.
Ritorna all’equilibrio. L’energia è cambiata, calmati, sintonizzati con il cuore. Perché il cuore è il centro delle nostre intenzioni, della nostra motivazione; la nostra azione proviene dal cuore.
Fai qualcosa di bello, di vero, di possibile, di generoso. Agisci in accordo con il dhamma. Forse non riesci a capire del tutto, ma cogli lo stato d’animo e il sentimento dal cuore, e poi aspetta.
E forse la mente poi ci arriva, “Oh, credo che farò così”. Puoi usare questo come un modello semplice per orientarti. Ecco come puoi agire nella tua giornata. … Nei doveri domestici, nei doveri molto personali, nella società, per ciò che desideri fare nella società, per il bene della tua comunità.
Non sarà tutto chiaro, né completamente definito, ma partirai col piede giusto. Devi mantenere questa convinzione, perché ti senti equilibrato e autentico e stai partecipando a questo continuum in cui siamo tutti coinvolti.
Per favore, vai verso l’equilibrio. Concentrati sulla consapevolezza del tuo cuore. Lascia andare i pensieri, e ritorna al presente. Senti quello che sta accadendo nel tuo corpo e nella tua energia mentre il tuo cuore ritrova stabilità.
Ascolta. Cosa è buono, cosa è vero, cosa è bello.
Prenditi tempo, perché in un certo senso è qualcosa di molto personale che sorge in te; riguarda ciò che attira la tua attenzione, il tuo entusiasmo, le tue preoccupazioni, le persone intorno a te e mette tutto sotto questa luce.
Un’ intelligenza partecipativa basata sull’equilibrio. Grazie, grazie.
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Saluti a tutti. Saltuariamente partecipiamo alla condivisione e alla riflessione.
Questa è la prima settimana dopo il ritiro monastico. Qui le cose sono diventate molto animate: ci sono molte cose da fare che non sono state ancora completate e la gente continua a venire.
Durante questo periodo, mi sono dato il proposito di leggere quasi ogni giorno le notizie in primo piano, e ogni giorno è terribile. E il giorno successivo penso che anche domani sarà terribile, e il giorno dopo probabilmente sarà ancora terribile.
Allora perché continuo a farlo? In parte perché sono coinvolto, in un certo modo, in questo mondo e vi partecipo. E anche se molti degli eventi di cui si parla non li vivo direttamente… e penso che non ho accesso diretto ai disastri in Myanmar, alla guerra ovunque, ai conflitti, alle discordie, alle preoccupazioni, alle paure, alla crisi climatica….
Oggi in Gran Bretagna si dice che sia una bellissima giornata, davvero molto bella, soleggiata e calda. In realtà, però, è un po’ inquietante perché non dovrebbe essere così: non dovrebbe essere soleggiata e calda, dovrebbe essere umida e piovosa. Adesso abbiamo un clima da luglio in aprile e tu sai che non è una buona cosa, sembra bello, ma significa che le temperature stanno aumentando e che tutto si sta seccando. E tu, cosa intendi fare al riguardo? Naturalmente, facciamo quello che possiamo: ci limitiamo nell’uso dei combustibili fossili, utilizziamo auto elettriche, pannelli solari, la nostra riserva idrica e ci riscaldiamo utilizzando il legno della nostra foresta.
E poi, naturalmente, per prenderci cura in genere del pianeta, evitiamo insetticidi, pesticidi, erbicidi e veleni. Cerchiamo di utilizzare un detersivo per i piatti biodegradabile. Ci mettiamo dei limiti.
Abbiamo due lavatrici per 35 persone. E ovviamente, mi piacerebbe migliorare questa situazione. Non usiamo troppa elettricità perché molto spesso il monastero è buio.
Spegniamo le luci perché ci piace così. È tutto tranquillo. Vogliamo che sia calmo, non vogliamo musica, non vogliamo avere luci ovunque e quindi il consumo cala.
Sono solo queste le cose che facciamo per partecipare alla vita su questo pianeta.
Abbiamo un santuario per la fauna selvatica. Creiamo spazi in cui i serpenti possono vivere, cosa che chi vive in un paese tropicale potrebbe considerare una cattiva idea.
Ma in Gran Bretagna, i serpenti sono tutte piccole creature molto innocue. E sono minacciati. Così creiamo dei piccoli spazi, nidi d’erba e riserve dove i serpenti possano sentirsi al sicuro e al caldo, riprodursi e crescere i loro piccoli.
Abbiamo costruito delle casette per le civette, sai, e cerchiamo di evitare di tagliare il prato il più possibile per permettere ai fiori di crescere.
Quindi stiamo partecipando alla natura, il che è molto piacevole, perché quando partecipi a qualcosa, riesci a percepirlo e a conoscerlo. In un certo senso, questo ti fa sentire vivo; non sei solo una persona che vaga sopra il pianeta, sei realmente parte del pianeta.
Capisci cosa intendo? Sai che sei in un luogo dove tutto è vivo. Non si tratta solo della carta da parati o dello schermo. Adesso, se vivi in una città, è più difficile, perché hai intorno cemento, neon, acciaio e vetro.
Ma alla fine stai ancora respirando aria e bevendo acqua. Quindi, va bene, lo fai per questo. E hai un piccolo giardino o un metro quadrato di prato e te ne prendi cura. E in qualsiasi modo puoi farlo , sostieni la vita, perché la vita è vita.
Non sappiamo da dove venga o come sia nata. Probabilmente l’hanno scoperto in chimica, ma per me è tutto un miracolo. Sappiamo solo che non ce n’è molta. Sai, sulla luna, niente. Su Marte, nulla. Nel resto del pianeta, nulla. Non hanno trovato segni di vita da nessun’altra parte.
Quindi, qualunque cosa sia la vita, ce n’è poca intorno ed è davvero preziosa e miracolosa. Partecipando a essa, ricevi qualcosa in cambio, ti nutre perché riesci a sentire molto di più di appartenere e di amare. È facile amarla. Non si lamenta, non ha cattivi umori. Non si arrabbia mai né è aggressiva. È tranquilla e non mente. Con i suoi limiti, si può tranquillamente lavorare con essa e si prova una sensazione di gioiosa partecipazione.
Quindi, ovviamente, per quanto riguarda la plastica, non si può fare molto, ma si cerca di limitarne l’uso. E certamente noi non lo incoraggiamo. Abbiamo un avviso sul nostro sito web del monastero che chiede di non portare bottiglie di plastica, in particolare bottiglie d’acqua di plastica, perché questo rovinerebbe tutto.
Certo, lo sai, siamo solo un puntino minuscolo sul pianeta. Starai pensando che, se tutti noi scomparissimo, non cambierebbe molto, non farebbe molta differenza per il pianeta.
Ma in termini di coscienza, stiamo contando qualcosa, stiamo facendo qualcosa di importante. È quindi fondamentale guardare veramente all’essere umano, anche se abbiamo questa materialità in cui l’essere umano è piuttosto limitato.
Gli aspetti materiali sono piuttosto limitati. Non possiamo correre veloce come un cervo o un lupo. Non possiamo sopravvivere all’aperto senza molte coperte; altri animali si muovono senza nulla addosso e riescono a sopravvivere.
Cosa possiamo mangiare? Mentre molte creature si nutrono di ciò che trovano in giro, noi non possiamo, dobbiamo avere solo dei cavoli speciali o cose simili da mangiare, sai. Quindi siamo piuttosto limitati. Quindi la cosa più importante è ciò che possiamo fare con la nostra mente e il nostro cuore.
Quindi approfondiamo questo. Quando entri nella tua mente e nel tuo cuore, inizi davvero a riconoscere, oh, oh, sì, ci sono i miei insegnanti. Oh, sì. C’è mio figlio. Oh, sì. Ci sono i miei amici. C’è mio cugino. E mio padre. Oh, sì. Sì. E c’è quel bellissimo evento che è accaduto in quel momento. E poi c’è quel meraviglioso insegnamento che ho ricevuto cinque anni fa.
Mi riferisco a quel continuum di Chitta, che è dove sono conservati i ricordi, sai, dove si trovano le percezioni di ciò che è significativo, sono nel Chitta.
E’ lì che io sono. Sì, sono anche in un aspetto materiale, nel quale posso fare un po’ di cose. Ma sono anche in questa dimensione psicologica, emozionale e spirituale, che mi muove e alla quale posso partecipare.
E posso partecipare al percorso del Buddha. Cosa ci può essere di più bello che fare parte di questo?
Perchè questo significa che, sì, puoi guidare, lavorare come segretario, fare il contadino, e puoi fare tutto questo seguendo gli insegnamenti del Buddha.
Quindi si tratta di una partecipazione in cui il retto sostentamento è parte fondamentale di ciò che vuol dire seguire il Buddha. E il retto sostentamento, detto in modo molto semplice, significa, insomma, assicurarsi di non danneggiare le altre creature nel proprio modo di guadagnarsi da vivere.
Ma poi espandi il concetto come avviene in molti sutra, e il Buddha parla delle responsabilità personali. Quindi guardiamo le cose con attenzione alla moralità o l’etica. E abbiamo due aspetti.
Uno è chiamato vāritta , che si riferisce alle cose da evitare, come bestemmiare, mentire, fare del male, ubriacarsi, indulgere, comportamenti insensibili e così via. L’altro è cāritta , ovvero le cose che dovresti fare.
E ti sforzi di fare del tuo meglio. È qui che le cose si fanno davvero interessanti, perché poi entri in uno stato di preoccupazione. Per i tuoi familiari, coloro che dipendono da te, i tuoi amici, e poi allarghi il tuo pensiero alla società. Sai, che tu sia d’accordo o meno con tutti nel tuo paese (probabilmente non lo sei), ci sono sicuramente divisioni e conflitti in una società, ma, tu stai seguendo le sue regole.
Stai usando i soldi, vai a votare. E quindi, qual è un modo responsabile di vivere e agire in relazione alla tua società? Questo è il momento giusto per sollevare un’obiezione.
È il momento di dire di no, non voglio comprare quello. È il momento di affermare la propria posizione, non sono in accordo con quanto detto. È ora di dire, voto o scelgo questo. Perciò, questo significa partecipazione e azione.
E ovviamente, quando pensiamo all’azione in una società, pensiamo: non posso cambiare le cose. Sono solo un individuo che vive in un paese di 70 milioni di persone. Cosa posso fare? Sai, ci si sente impotenti, con un governo inefficace, tasse elevate, e cose insensate.
Stanno spendendo i soldi nella corruzione. E io cosa posso farci? Ma è questa la tua società? E noi vogliamo essere informati sulle notizie principali, ma si tratta di un aspetto della società osservato da una prospettiva particolare, cioè, quello che stanno facendo i grandi nomi, come i presidenti, i capi e i governatori, e così via; cosa stanno dicendo e facendo.
E tutto questo è molto distante da quello a cui hai accesso.
Sai, vivono altrove, con sistemi di sicurezza che per noi inaccessibili. Questo crea una sensazione di distanza, con i presidenti, i primi ministri, i leader del governo e dell’industria che diventano figure lontane.
E le notizie riguardano loro. E’ così. Forse stanno promulgando leggi o facendo dichiarazioni con cui non sei d’accordo, che ti fanno sentire male, o altro. E pensi: cosa ci posso fare?, E ti senti impotente. Frustrazione. Frustrazione e impotenza, e possono esserci rabbia e disperazione. Senso di impotenza e di inutilità.
Ecco, questo non va bene, perché così hai ridotto il tuo potenziale umano d’azione. Il potenziale umano d’azione dovrebbe essere basato su un cuore in equilibrio, non sopraffatto dagli stati d’animo, non sopraffatto dalle percezioni, dalle idee e dai pensieri.
E quindi riportiamo il cuore in equilibrio, per portare equilibrio nelle sensazioni, sentendo quello che accade nel corpo, mantenendo il corpo eretto.
Quando pensiamo alla partecipazione nella società, questo potrebbe benissimo riferirsi alle persone che vivono nella stessa strada.
È difficile pensare alle persone in un intero paese, paesi grandi come la Germania o il Brasile, sono così grandi. Posso partecipare a ciò a cui ho un accesso immediato, alle persone nel mio villaggio oppure a quelle che seguono il Dhamma; questa è la mia comunità.
Quindi il tuo senso della società è molto più fluido, mutevole e immediatamente accessibile rispetto a quello che si legge sui giornali. Così hai la sensazione di poter fare qualcosa; posso parlare con lei e con lui e possiamo trovare una soluzione insieme, oppure posso anche prendermi cura di loro.
Posso dare loro attenzione e cura. È davvero importante entrare in contatto con la propria risposta autentica ed efficace, perché se non lo facciamo, ci sentiamo limitati, oppressi, disperati, abbattuti e bloccati.
Ora, se possiamo fare qualcosa per il resto del mondo, non è chiaro.
Probabilmente potremmo fare qualcosa per qualcuno. Ma, sai, nemmeno il Buddha riusciva ad aiutare tutti.
Possiamo fare qualcosa per qualcuno, per coloro che sono interessati.
In effetti, tutte le pratiche si basano sull’essere aperti alla partecipazione, guardando e validando chi può partecipare, e questo può portare un cambiamento.
E se facciamo così, sentiamo di vivere in armonia con i nostri valori, i nostri cuori, le nostre aspirazioni, la nostra coscienza e quello a cui teniamo. Ci sono cose semplici di cui tutti hanno bisogno: abbiamo bisogno di cibo e di un rifugio.
Quindi, chiunque tu possa sfamare o accogliere, stai sicuramente partecipando in modo appropriato.
Abbiamo bisogno di sicurezza, ordine e affidabilità. Se siamo stabili e affidabili in noi stessi, stiamo provvedendo a questo.
Non possiamo sempre aspettarci che gli altri siano stabili e affidabili. Come praticanti, abbiamo un’ottima opportunità e il dono di sapere dove possiamo trovare stabilità e affidabilità in noi stessi, qui e ora.
Quindi abbiamo un grande vantaggio in questo. Una volta che lo hai raggiunto, da quella posizione puoi indicarla ad altri e diventare una presenza stabile, aiutando gli altri a trovare la propria stabilità. Questa è davvero una qualità notevole.
Possiamo vivere un senso di compassione e inclusione, senza escludere gli altri, cercando almeno di essere sensibili a loro, indipendentemente dal fatto che siamo d’accordo o meno con loro. Ad esempio, i monasteri esistono fondamentalmente per questo motivo
E’ un posto dove tutti possono venire per un’ora, cinque minuti, per dieci minuti per un’ora, per una settimana, e sentire di poter in qualche modo partecipare, sentirsi di far parte di un gruppo, sentire che c’è un luogo dove non si è esclusi.
Ora, qui al nostro monastero abbiamo deciso di non avere un cancello. Quindi, non è mai chiuso. Non c’è cancello. Le persone possono entrare sia in auto che a piedi. A volte qualcosa viene rubato, è successo. È un peccato che le cose vengano rubate ma siamo disposti ad accettarlo e a prestare attenzione alla nostra sicurezza, mantenendo però la porta aperta. Ha un senso.
E’ chiaro nella vita di tutti i giorni è necessario garantire la propria sicurezza, ma almeno dal punto di vista psicologico per quanto riguarda la mente puoi cercare di lavorare su questo.
In termini di creazione del chitta, generi un chitta che possa comprendere tutti gli esseri.
Così, quando noi troviamo persone con cui condividiamo poco, quando vediamo la violenza e l’aggressione manifestate dai cosiddetti leader del nostro mondo, troviamo tutto ciò molto difficile e deludente.
Ma io tengo loro nella consapevolezza, affinchè possano trovare il loro equilibrio, e almeno tramite loro sto cominciando a riflettere e comprendere il pericolo del potere, la minaccia del potere, cosa il potere provoca al chitta umano, come gonfia tutto e come le persone vengono catturate dalla brama di potere.
Quando si ha la brama di potere, l’odio e la violenza diventano accettabili. Come possiamo osservare, le persone in posizioni di potere, anche se non sempre, sono molto più pronte a nuocere agli altri, usando le risorse nazionali per farlo.
Perché il potere gonfia il chitta fino a farci credere di essere superiori. Appartengo alla nazione superiore. Ho un’idea estremamente buona. La mia religione è superiore. La mia ideologia è superiore. Quando ci si concentra sull’idea di supremazia, perdiamo il senso di partecipazione, di umiltà e apertura; diventiamo arroganti, orgogliosi e prepotenti.
Quindi nessuno di voi vuole essere superiore. Nella tua mente, non segui questi concetti e non cerchi nemmeno di essere superiore, superiore in nulla.
Quindi io non direi di essere supremamente virtuoso.
Sono la persona più virtuosa. No, no, no. Io partecipo al campo della virtù. Sono grato che la virtù arrivi a me. Non l’ho creata io. Non mi appartiene.
Partecipo al campo della virtù, ma non sono supremamente virtuoso.
Partecipo nel campo della meditazione, non sono supremamente grande nella meditazione. Partecipo alla meditazione e sono grato per i momenti di chiarezza e calma che sorgono in me, non pretendo che siano miei né che io possa darli agli altri. Io dico: questo è ciò che faccio.
Posso incoraggiarti a trovare il tuo,. Come per eliminare sia il riferirsi a se stessi come superiori ma anche come impotenti. No, non siamo impotenti, né siamo dominanti.
Siamo partecipanti. Partecipiamo. Se questo significa essere coinvolti nella comunità locale, facciamolo portando con noi il nostro Sīla, Samādhi, Paññā e non faremo del male a nessuno.
Non ho mai visto qualcuno fare del male a un altro. In generale, le persone si sentono energizzate e felici ogni volta che tu ti mostri in questo modo. Questo è il modo in cui cresce la società.
Guardiamo alla storia del Buddha, che è partito da solo, come una sola persona.
Cosa posso fare? C’è troppo dolore, troppa confusione e troppa ignoranza in giro.
Perché preoccuparsi? Lo spirito di compassione dice che ci saranno poche persone che lo accoglieranno. Fallo comunque, dai il dhamma a quelle poche persone.
Io sono a servizio del dhamma. Io servo il dhamma, inizio a camminare e incontro i miei vecchi amici. Prima domanda: avete mai visto prima qualcuno come lui? No, non lo abbiamo mai visto. Allora ascoltate. Vi racconto qualcosa di quello che state facendo. Quindi, davvero, includili e coinvolgili; devi camminare, camminare nel mondo. Devi letteralmente camminare nel mondo. Non fare l’eremita, cammina nel mondo.
E mentre incontri le persone, lascia semplicemente che la tua presenza e la tua comprensione emergano, rendi gli altri partecipi. Questo dovrebbe dare vita a un cerchio in crescita, a qualcosa che si sviluppa. E tutto questo è avvenuto circa duemilacinquecento anni fa.
Da allora, abbiamo assistito all’ascesa e alla caduta degli imperi indiani, all’ascesa e alla caduta dell’impero cinese, all’ascesa e alla caduta di quello britannico, così come a quello di Gengis Khan e Adolf Hitler. Un susseguirsi di eventi orribili e terribili che sono ascesi e caduti.
Grandi persone che hanno conquistato il mondo, conoscevano ogni cosa, Alessandro Magno il grande generale che ascende e poi cade. Sai, l’unico che continua è il Buddha.
Perché il Buddha è ora dentro di noi. Questa è la trasmissione, il Buddha.
Io non sono Buddha. Sono un po’ di lui; Ho un po’ di lui, tu hai un po’ di lui. Altrimenti, non staresti ascoltando questo. Questa è la trasmissione. E questa trasmissione è continuata anche quando il potere e le armi sono emersi, hanno fatto rumore e sono crollati.
Questo è ciò che continua. Chi è silenzioso, tranquillo, benedetto, e dice: “Cammina attraverso il mondo”. E sai, non è una passeggiata piacevole. E ora voglio dedicare 10 minuti a riflettere su questo. Non solo perché io posso fare qualcosa, ma perché voglio davvero fare qualcosa per questa sensazione di disperazione.
Non mi sento felice. Sono molto preoccupato. Sento una grande disperazione. Mi sento senza speranza. Penso perché lo fanno? È ridicolo.
Va bene, c’è il sole, ci sono le sensazioni , e insomma, eccomi qui. Vai incontro a questa preoccupazione, a questo dolore, a questa irritazione, a questa tristezza, vai verso questo. Ritrova l’equilibrio, trasformalo in compassione.
È quello che accade quando incontri il mondo: lo incontri correttamente da quella posizione di equilibrio e apertura che diventa compassione. E poi fai semplicemente quello che puoi.
Fai ciò che puoi, non perché ti aspetti che tutto si risolva perfettamente, ma perché o agisci oppure non fai nulla. È semplice. O fai qualcosa, o mediti, o cerchi semplicemente di ignorarlo.
Non voglio ignorarlo quindi faccio qualcosa. Faccio qualcosa qui con questo schermo, scrivo qualcosa e insegno qualcosa, e viaggio. Non mi piace viaggiare, per niente, ma lo faccio. Cammino perché devo camminare nel mondo.
Questo è il mio modo, la mia piccola parte di incarnazione. Se non lo facessi, mi sentirei senza equilibrio e inoltre avrei la sensazione di avere rimpianti e di non aver davvero vissuto in modo corretto riguardo a charita, il dovere di agire.
Guarda alcuni dei Mangala Sutta, seguendo le indicazioni dei saggi; prenditi cura dei tuoi amici e familiari, di tua moglie e dei tuoi cari. Impara una disciplina, forma te stesso, agisci, sii generoso, coltiva la moderazione, cerca i tuoi simili, coloro che cercano la verità, coltiva l’imparzialità e il nibbana; e mentre vivi nel mondo, rimani inossidabile e libero.
Ecco, quindi partecipa. Abbiamo bisogno di un senso di valore che non dipende dall’orgoglio o dall’ego, ma che deriva dalla consapevolezza di vivere secondo i propri valori, indipendentemente dal fatto che gli altri lo riconoscano o meno. Stiamo vivendo secondo i nostri valori.
Se non abbiamo quel senso di vivere secondo dei valori, su che cosa basiamo la nostra vita? Sul profitto economico, sulle lodi… Viviamo seguendo dei valori ai quali tutti possono partecipare. Non si tratta di particolari posizioni ideologiche.
Sono valori ai quali tutti possono partecipare. Riconosciamo che non vogliamo fare del male a noi stessi e quindi non facciamo del male agli altri. Non vogliamo che gli altri ci mentiscano, perciò non mentiamo agli altri.
Non vogliamo essere ingannati, quindi non inganniamo gli altri. È davvero semplice in un certo senso. Ma una volta che inizi a vedere te stesso separato dagli altri, è lì che inizia il problema.
“Voglio sentire di essere migliore. Posso fare qualsiasi cosa. Infondo loro sono solo loro, chi se ne frega…” Una volta che raggiungi un livello di partecipazione, ricordati di riflettere su questo. Quindi quello che valuto nei modi in cui interagisco con gli altri, sono i valori che conservo, e ciò che mi nutre in termini di valori, che mi fa sentire benedetto, con una sensazione di stabilità interiore.
Ecco come coltiviamo o ci eleviamo verso la realizzazione, con ognuno che riceve il proprio cibo, rifugio e così via. E alla fine, la vita umana, specialmente in relazione alla coscienza umana, è veramente diretta verso la realizzazione, in cui, in un certo momento e in un certo modo, vado oltre me stesso.
Vado oltre la mia personalità. Vado oltre la mia storia. Vado oltre il mio corpo e la mia condizione fisica. Ho oltrepassato tutto questo. Ho trovato un luogo che va oltre il mio ego.
Ora, le persone possono fare questo in vari modi, certo. In un certo senso, lo si fa attraverso il proprio lavoro ad esempio di medico o attraverso il proprio percorso artistico. Tuttavia, in termini di Dhamma, si ha un’ottima opportunità per continuare a superare le proprie auto-limitazioni.
Questo è fondamentale per un essere umano. Se non siamo mai andati oltre noi stessi, è difficile comprendere ciò di cui sto parlando. Se non hai superato il tuo senso dei limiti, del tuo ego, della tua personalità e non hai mostrato coraggio, spirito di sacrificio e audacia, di essere disponibile a questo, allora in realtà non hai mai vissuto davvero.
Sei sempre solo andato avanti, solo andato avanti. Tu non vuoi semplicemente andare avanti nella tua vita, ma desideri raggiungere qualcosa che è oltre E sicuramente, nel nostro predicare attuale, è uno dei nostri compiti, dei nostri compiti importanti: è incoraggiare ad andare oltre quella sensazione che sorge nel chitta, e ti fa pensare: “Sono solo, non posso, è impossibile.”
Ma qual è il punto? Vuoi continuare a confrontare questa sensazione e cercare di superarla. Facendo così, non solo migliorerai il tuo benessere, ma contribuirai anche al benessere degli altri, e il maggior numero di persone possibile dovrebbe unirsi in questo.
Sarà per il benessere del maggior numero di persone e per tutti gli esseri viventi, non solo per gli esseri umani, ma anche per altre creature. Questo è il modo in cui cerco di trasformare il mondo per quello che mi riguarda.
Trasformo il mondo che ricevo attraverso i media in qualcosa che, in effetti, mi impedisce di affondare e mi fa continuare a risalire, risalire, risalire sempre di più, e non c’è limite a questo.
Vi ringrazio per la vostra attenzione e spero che possiate trovare qualcosa di utile in quanto condiviso, da considerare e adattare alla vostra comprensione. Vi ringrazio davvero per l’attenzione.
E chi avrebbe mai pensato che la pandemia di COVID potesse portare tali benedizioni? Se non fosse stato per il COVID queste cose non esisterebbero. Queste sessioni non esisterebbero. Ecco quindi come si può vedere la situazione sotto un’altra luce.
Grazie.
[traduzione a cura di Silvia Ventriglia]