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La stanza della cura

Nel cuore della cura
Sistemavo la mia stanza 
troppo disordine 
mi dicevo 
non adatto a un luogo di cura 

Sfioravo 
le carte 
il computer i cavi 
le matite colorate 
il Buddha piangente 
raggomitolato sul suo corpo 
la tazza per il the 
e quella tela verde pregiata 
sulla parete dietro di me 

Le cose hanno un’anima 
o sono pezzi di vita 
inerti e privi di parole? 

La mia vecchia scrivania 
è rimasta sempre con me 
non mi ha mai tradito 

Poi d’improvviso 
leggero 
come un sorriso 
un vago sentore di infinito
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