“Un cane correva e correva in cerca della sua mancanza. Non sapeva di correre verso il mare. Seguiva il corso del fiume, di odore in odore.
Arrivato alla foce, guardò il fiume morire nel mare e sentì una grande, familiare nostalgia.
In quel momento, una foglia si staccò dal ramo di un albero e volò sopra la sua testa. Il cane fu a casa. Né ciotola né osso.”

(Chandra Livia Candiani)

 

In questa che potrebbe sembrare un’ordinaria esperienza di vita quotidiana, ho incontrato molte utili intuizioni su quanto i miei animali domestici e il mondo animale in generale possa fornirmi una miriade di insegnamenti. Oggi, grazie a loro ho contattato cosa vuol dire lasciare andare gli attaccamenti alle cose e accogliere l’impermanenza della vita. Passeggiando in un bellissimo boschetto che spesso frequento con i miei cani, sono rimasta immobilizzata dallo stupore nel vedere che una parte di questo era stata rasa al suolo. Mi sono ritrovata di fronte alberi abbattuti e poi ridotti a pezzi, impilati uno sopra l’altro a terra come fossero ormai anime senza vita. Il silenzio rotto solo dal vociare degli uccelli mi ha suscitato dolore, sconcerto e poi rabbia. Tutti quegli alberi erano vivi, ed erano a loro volta casa e protezione per chissà quante altre vite. Probabilmente c’era bisogno di creare al loro posto un campo per qualche nuova coltivazione. Oppure la legna serviva per costruire l’ennesimo oggetto. Pensando agli alberi che giacciono nel bosco perché caduti spontaneamente a cui si potrebbe ridare nuova forma, proprio non capisco perché interrompere la vita di altri esseri.

Mentre mi arrovello su quanto poco rispetto ci sia per la natura da parte dell’uomo, camminando accanto ai numerosi tronchi sdraiati e impilati uno sopra l’altro, arrivo trattenendo il fiato e con una certa inquietudine nel cuore, fino al grande albero dell’acqua, temendo che fosse stato abbattuto anche lui. Per fortuna era ancora lì, i boscaioli si erano fermati fino a qualche albero prima. Forse persino loro si sono inteneriti osservando la bellezza di questo generoso albero, che continuamente dona al bosco l’acqua che contiene, offrendo ai suoi abitanti sollievo nei momenti di necessità. Giunti all’albero, osservo che i cani si dispongono verso di lui per rifocillarsi bevendo dopo la camminata, quasi ringraziandolo per la sua presenza. In questo scambio compassionevole scorgo tutta la grandezza dell’animale che sa prendere solo ciò che gli è essenziale, accogliendo ciò che c’è in ogni istante con gratitudine. Sembrano non essersi quasi accorti di ciò che non c’è più, di come il bosco è stato aggredito e squarciato, modificato nella conformazione e calpestato nel cuore delle vite che vi abitavano. La tristezza, lo stupore e la rabbia per non riuscire a dare un senso a tutto questo, piano piano lasciano spazio alla leggerezza che trasmette il movimento delicato e gioioso dei cani intorno all’albero e lungo il nuovo percorso creato artificialmente dall’uomo. Osservando i cagnolini capisco che per loro è fonte di gioia semplicemente essere lì con me, con l’albero e il bosco così com’è. Forse percepiscono l’assenza di qualcosa e la cercano col naso tra le foglie come se ne sentissero la mancanza, ma sembrano mantenere comunque il cuore aperto e sorridente verso ciò che semplicemente arriva. La morte è un processo, una trasformazione, una transizione naturale. Loro sono abituati a morire come a nascere e anche i cambiamenti che io trovo dolorosi, li accolgono con una presenza gioiosa. Sanno che non c’è nulla di definitivo, tutto è mutevole e destinato a cambiare. Ho visto chiaramente quanto è difficile per me, invece, lasciare andare ciò a cui sono legata, le abitudini, le cose, le persone, i principi. E quanto posso imparare dalla loro capacità di non stringere le cose per tenerle a me, ma di aprire la mano per accogliere che possano andarsene, che queste possano oggi esserci, e domani non esserci più. Assaporando ciò che rimane nel presente, lo spazio lasciato alla gioia di restare in armonia e in intimità con tutti gli esseri viventi.

Penso che sarebbe bello se l’albero dell’acqua potesse salvarsi e continuare ad essere una presenza gentile del bosco. Ma ormai so che se non sarà così, potrò godere di altre meraviglie infinite.

Ogni fine porta con sè un nuovo inizio.

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