“…Torna bambino e inizia a rincorrere le farfalle. Dimenticati la tua età: gioca con gli uccelli o con gli animali…”
[Osho – la Verità che cura]

Vedere qualcuno che gioca cattura fortemente la mia attenzione, che si tratti di bambini, adulti oppure animali. E’ un comportamento che ha il potere di trasmettere anche a chi osserva una grande energia e trasforma magicamente il senso del tempo, che sembra trascorrere velocemente.

Il genere umano adulto ha perso il piacere del gioco e la consapevolezza del suo potere curativo. E forse pure io. Gli animali, invece, continuano a farlo perché sono in grado di aprirsi a tutta la spaziosità disponibile dell’essere, senza condizionamenti da parte della mente. Il gioco appartiene a quasi tutte le specie animali e il motivo del gioco varia a seconda dell’esemplare: alcuni lo fanno per imparare le abilità di caccia, come ad esempio i rapaci si allenano inseguendo ramoscelli o pigne; altri lo utilizzano per stabilire la gerarchia come i canguri che “picchiano” i loro genitori per decidere, quale sarà in futuro il capo del gruppo; per altri aiuta a prepararsi al pericolo e agli imprevisti, come ad esempio i felini quando sembrano fare gli agguati; altri animali giocano per migliorare le proprie capacità motorie come i pesci quando fanno le acrobazie nell’acqua per prepararsi a fuggire ai predatori.

Dal punto di vista neurologico, il gioco aiuta lo sviluppo del cervello e fornisce al piccolo una serie di competenze e abilità sociali, utili a stare al mondo. Ma al di là delle funzioni evolutive del gioco, gli animali sembrano giocare anche da adulti per lo stesso motivo per cui gli esseri umani lo fanno, perché è divertente. Come i maiali quando fanno le bolle d’acqua o corrono nelle pozze schizzandosi tra loro, i corvi che spesso giocano a snowboard sui tetti pieni di neve e ogni volta che raggiungono il suolo, risalgono e ripetono l’esercizio, oppure come gli elefanti che per divertirsi scivolano lungo l’argine del fiume, considerando quest’ultimo uno scivolo d’acqua.

I nostri animali domestici trascorrono a giocare una buona quantità del loro tempo quotidiano e non solo da cuccioli ma spesso anche durante la vita adulta. L’uomo, invece, lo considera una perdita di tempo, confinandolo al mondo dei bambini. Il gioco è un’attività non intenzionale che ci sembra apparentemente senza scopo, ma è, invece, un’attività molto, molto seria. Un bambino molto piccolo che gioca sulla spiaggia è concentratissimo, può ripetere gli stessi gesti per ore, con assoluta precisione senza sbagliare un gesto. Il gioco di quel momento è come un rituale scelto per esplorare la realtà e viene ripetuto fedelmente, con molta attenzione. Ma c’è di più, viene fatto gioiosamente, con entusiasmo e passione. Tutto il contrario di come in genere noi viviamo il lavoro, lo studio, l’apprendimento in generale e a volte anche l’esistenza.

Il gioco ci aiuta ad essere nelle cose che facciamo, profondamente li, e non nella mente che spesso ci cattura e ci appesantisce con i suoi schemi. Ci permette un forte ancoraggio con la realtà e una relazione con l’altro non mediata dalle parole. Se poi il gioco è fisico, ancora di più: la sensazione tattile ci connette con il nostro corpo e quello dell’altro soddisfacendo un bisogno di contatto sempre presente in noi.  Se prendiamo esempio dai nostri animali, o ancor meglio giochiamo più spesso con loro, potremmo riscoprire il piacere del gioco, come lo sentivamo da bambini. Ricominciando a giocare con la vita, sentiremo la gioia e la leggerezza di vivere pienamente il momento presente, rendendoci consapevoli che è possibile cogliere la vita solo stando lì.

La vita così com’è, deve essere vissuta come un gioco cosmico. E così anche la meditazione possiamo prenderla in modo giocoso, non come un compito da eseguire bene, ma con leggerezza e piacere, e potrà mostrarci un nuovo significato delle piccole cose, l’amore verso ogni essere.  Perché il gioco ci riporta nel corpo e nel momento presente, così come la pratica meditativa. Giochiamo quindi con i nostri animali, permettendo a loro il gioco, non chiusi in allevamenti ma nella libertà e, soprattutto nella relazione con noi. E saremo felici di sedere gioiosamente in silenzio con noi stessi, come un bimbo che gioca.

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