““Non importa, se stai procedendo molto lentamente; ciò che importa è che tu non ti sia fermato” 
[Confucio]

Le vacanze mi riportano dentro la meraviglia del vivere con lentezza e con la possibilità di assaporare ogni attimo della giornata, di fare spazio dentro di me per accogliere con maggior presenza le piccole cose della vita. Ogni volta riconosco la magia di vedere quelle piccole cose trasformarsi in momenti di grande, enorme importanza e capisco a cosa rischio di rinunciare nella quotidianità, quando il ritmo incalza e mi costringe a comprimere i tempi. Affrontare ciò che accade nella vita con calma e lentezza è una virtù da coltivare, non un limite da superare, come sembra trasmettere la società di oggi, che propone la velocità come valore. A scuola la maestra mi diceva che ero lenta, come una lumaca. Mi sentivo in difetto per questo e non capivo che dono prezioso fosse essere un po’ così. Oggi, invece ringrazio la mia parte lumaca. Quando mi sento compressa tra le esigenze organizzative della vita, quando sono nello smarrimento della direzione, posso richiamarla dentro di me. Solo sostando nel buio e nella presenza senza voler cercare la luce, questa prima o poi arriva e attraversa tutto il nostro mondo.

Credo nella lentezza delle lumache, un formidabile esempio da seguire. Sono sulla Terra da molto prima di noi, superando numerose estinzioni di massa e sono diffuse in quasi tutti gli habitat. Le lumache si sono evolute in chiocciole, che ancor di più sanno davvero come si sta al mondo! Possiedono 4 antenne, o corna, due sono gli occhi che servono per guardarsi intorno e le altre due sono organi di senso, tatto, gusto e olfatto utili a ricevere informazioni dal mondo circostante. Ma visto che sono animali attivi soprattutto di notte, il senso che hanno sviluppato di più è quello dell’olfatto. Il “naso” della chiocciola, vale a dire i due tentacoli inferiori sul muso, è straordinario: i tentacoli possono muoversi indipendentemente, a differenza delle narici umane, e questo dona alle lumache un olfatto stereoscopico, che permette loro di orientarsi in modo infallibile. Grazie a questo hanno la capacità di percorrere via terra centinaia di chilometri e i loro adattamenti continuano, anche perché nella lentezza sono più facilmente ignorate dai predatori. E anche se il mondo circostante gli fa credere che devono andare veloce, loro decidono di andare piano per attraversare tempo e strade. Serve tempo per accogliere, per farsi ampi e stare in contatto con se stessi ma anche per aprirsi al mondo. Serve lentezza per sentirci e sentire l’altro che sente. Essere connessi con noi stessi vuol dire fare guarigione, a noi stessi e agli altri.

Credo anche nell’apparato buccale della chiocciola, che contiene un organo detto radula, munito di 2600 dentini microscopici con cui l’animale grattugia cibo prima di ingoiarlo. E anche se il mondo circostante grida “sbrigati”, lei non ha fretta e continua a prendersi tutto il tempo necessario per masticare e digerire. Sa che il suo corpo è sacro e che dedicare tempo ad alimentarsi ne sostiene la forza. Scegliere con cura gli alimenti necessari al nostro corpo e assumerli con lentezza e consapevolezza, può aiutarci a raggiungere questa centratura rendendo il corpo più tranquillo e resistente agli sbalzi emotivi.

Credo nella forza e nella perseveranza della chiocciola e della lumaca che gli permette, quando si muovono su un muro, di sollevare perpendicolarmente nove volte il loro peso, mentre in orizzontale arrivano fino a cinquantuno volte. E non è il loro unico superpotere: grazie al muco podale, adesivo, riescono ad addormentarsi tranquillamente a testa in giù sotto una foglia. E questo muco lascia una scia, un segno del loro passaggio unico e irripetibile. Come le nostre parole che restano come un’impronta per lungo tempo, o il frutto delle nostre azioni che ci seguirà sempre.

Credo nella sua conchiglia, che oltre a proteggerla, riduce anche la perdita di acqua che avviene attraverso l’evaporazione. Il guscio è anche colorato, in genere marrone così può mimetizzarsi di più nel sottobosco in cui vive. Credo nella sua timidezza, nella sua prudenza, nella sua pazienza. E credo che faccia bene a ritirarsi nella sua conchiglia quando sente che qualcosa non va o semplicemente quando non vuole farsi trovare o fermarsi a riposare nel silenzio della propria presenza. Rallentare e fermarsi è una grande arte, un’arte umile, è quella di intuire quando siamo stanchi o quando abbiamo bisogno di camminare piano piano verso noi stessi e non verso qualcos’altro o qualcun altro. Fermarsi è ascoltare il battito delle cose, sentire il silenzio, le sue sfumature. Fermarsi aiuta un po’di più l’uomo a riconoscere che siamo dentro e parte di un’unica grande e immensa nuvola.

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