“Tutto quello che facciamo, che percepiamo, sentiamo, pensiamo,
se toccato e avvolto dalla consapevolezza, cambia registro.
Non è il fenomeno in sé a cambiare,
ma il nostro atteggiamento verso di esso,
e a quel punto cambia anche la percezione”

 

Caro lettore, lettrice, bentornato/a in questa nuova pagina di “a modo mio”.

Entrando il libreria, sono stato attirato da questo nuovo libro dell’amata poetessa e scrittrice Chandra Candiani. Che meraviglia il titolo “Visitatori celesti”: incuriosisce, stimola l’immaginazione e catapulta in una dimensione spirituale, in un punto di vista piu’ elevato, piu’ completo.

Il libro è ispirato al racconto leggendario della vita del Buddha: a ventinove anni, non conoscendo la sofferenza della vita, uscì dal palazzo per scoprire il mondo reale, e incontrò un vecchio, un malato, un cadavere e un monaco. Vecchiaia, malattia e morte ci “visitano” tante volte nel corso della nostra vita sotto svariate forme: una persona che invecchia, un albero malato, un animale che muore … Spetta a noi capire che non sono semplici “visitatori”, ma “messaggeri”. Messaggeri “celesti”, perchè ci risvegliano alla realtà della fragilità della vita e all’esistenza di una Via (rappresentata dal monaco apparso al Buddha) che ci permette di attraversare vecchiaia, malattia e morte in modo più consapevole e meno traumatico, fino a trascendere la sofferenza:

“Celeste è il suo indicare quello che conta, che resta, mostrare tra le nebbie del nostro ignorare un’altra sponda, un luogo dove vecchiaia, malattia e morte sono viste, attraversate e oltrepassate; una Via che è scampo e uscita dalle illusioni del mondo, dal suo teatro, per approdare alla gioia quieta che non finisce, ma è dimora da spazzare ogni giorno, nido vacillante e sempre più abbandonato alla vita, alle sue intemperie, che danno la fluida stabilità di essere oltre l’io e le sue pretese di conquista della felicità. Una felicità che non esiste, che è illusione di un orizzonte che appena raggiunto si sposta un pò più in là”.

La sofferenza esiste. Ed è importante non respingerla ma accoglierla, sentirla, ascoltarla e prendercene cura amorevole. Esiste una Via che permette di attraversarla “senza aggiungere altra sofferenza a quella che già fa parte della vita, non solo umana“. Una Via che permette di raggiungere uno stato di pace che “non è quiete, è la piena accoglienza di tutto”; quel sorriso che accoglie tutto, anche i danni più crudeli, senza enfatizzare e personalizzare”; quella capacità di vivere con quello che è; e quella “gioia insensata e sottile, una gioia per niente, per esserci“.

Tutto è in continua trasformazione. Basta andare in un bosco per tornare a percepire come normale e naturale la realtà di continua trasformazione, di armonia tra ogni parte e il tutto:

“Nel bosco è impossibile camminare senza vedere l’abbraccio aggrovigliato di vita e morte, la danza non macraba ma vitale dello scambio di visioni, di notizie, di moti. Non si viene qui per scappare dal mondo, ma per avvicinare la complessità del nascere-vivere-morire-trasformarsi, con i passaggi della malattia e dell’invecchiamento che sostengono la partitura. Si smette di scappare e si può, con molto lavoro e gioco e un pò di fortuna e di contatto con gli antenati del sentiero, scoprire l’antico cammino della visione aperta, dell’inoltrarsi nella sconosciutezza. Ebbene sì, si è lontani dal mondo, ma vicinissimi al pianeta e al cielo.”

Chandra ci parla col cuore, con un linguaggio in prosa che si fa poesia, condividendo il proprio vissuto personale di sofferenza che si erge a impersonale e comune, in cui ognuno di noi può riconoscere parte di se stesso e della propria esperienza. Un libro che sentiamo anche nostro perchè tocca da vicino la nostra vita e le sue sfide. Le sfide di imparare ad attraversare le inevitabili trasformazioni e sofferenze della vita con più coraggio, responsabilità, saggezza e cura amorevole di se stessi, e riuscire a rivedere finalmente, nella notte buia, la luce bianca delle meravigliose stelle.

Ti auguro buona lettura e buone riflessioni.

[Maurizio Brigandì, volontario progetto PienEssere APS]