” Vivere e respirare con l’anima”
– ovvero superare l’abitudine a vivere a livello della psiche
e non dare più spago all’io,
che si crede il centro del mondo
e tenta di dettar legge alla vita
– è il compito principale dell’uomo,
quello che realizza la sua natura più profonda,
e lo trasforma in ciò che è,
ovvero un raggio della gloria divina…

 

 

Caro lettore, lettrice, bentornato/a in questa nuova pagina di “a modo mio”.

Come reagiremmo se fossimo ricercati o imprigionati in un campo di concentramento per il “solo” fatto di essere nati ebrei ? Quali sensazioni proveremmo ? Forse saremmo in preda a paura, disperazione, depressione, rabbia, odio, vendetta, impotenza … E che senso avrebbe tutto, e soprattutto la vita ? Ogni volta che provo ad immaginarlo, subito affiorano brividi, immagini, urla, percezioni di sofferenza ed un gran senso di incertezza, di buio, di terra che frana sotto i piedi, di voragine pronta a inghiottire tutto …

Ma poi sopraggiunge il ricordo della luce delle pagine della scrittrice ebrea olandese Etty Hillesum: una sorgente di grande ispirazione a livello accademico, cattolico e teologico, per la capacità che Etty ebbe di vedere “un nuovo senso delle cose” in un periodo in cui nulla sembrava avere più senso. Capacità sviluppata grazie ad un lavoro psico-spirituale fatto su di sé che le permise di vedere “oltre”, da un punto di vista più elevato, spirituale ed equanime, superando ogni dualismo e ritrovando una gran forza nella propria interiorità che tanto profuma di sacro e luccica di scintilla divina, di rifugio, di apertura e purezza di cuore, di spaziosità della mente, di stabilità emotiva e di libertà dello spirito.

Beatrice Iacopini in questa appassionante “biografia spirituale” ci guida in una ri-lettura delle pagine di Etty descrivendoci il percorso della scrittrice dal sentirsi oppressa da “pensieri pesanti” con un senso di vuoto esistenziale e di insoddisfazione cronica, in balia di attaccamenti ed avversioni … fino alla svolta coraggiosa di scendere con pazienza, umiltà e maturità negli inferi della sofferenza dentro di sé per comprenderla e trasformarla … per poi distaccarsi dalla terra della propria individualità e prendere il volo nel cielo spirituale che tutti abbiamo dentro di noi.

Etty riuscì infatti a costruirsi una casa interiore, in cui rifugiarsi e tornare al puro Essere, a riposare, a “vivere e respirare con l’anima”. E’ questa l’esperienza “profonda e ricca” che Etty chiamò “Dio”. Non un Dio esterno che interviene nella vita delle persone, ma un Dio di cui possiamo fare esperienza diretta nella nostra interiorità. Un’esperienza di spiritualità non religiosa ma trans-religiosa o laica, fatta di fede (nel senso di fiducia), accettazione radicale, distacco dalla propria individualità e amore universale, radicale non-violenza, che nascono dalla consapevolezza di trovare un pezzetto di Dio nell’intimo di ogni persona che incontriamo. L’odio si può solo combattere con l’amore: “ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancora più inospitale” – scrive Etty. Il coraggio e la responsabilità dell’etica la spinsero a prendere la decisione di “esserci” accanto al suo popolo piuttosto che pensare a mettersi in salvo, e la convinsero dell’importanza di lavorare su se stessi come punto di partenza per rendere il mondo migliore.

Beatrice ci propone Etty come preziosa guida per i nostri tempi in rapida evoluzione, caratterizzati dalla perdita di valori e di punti di riferimento, anche religiosi, facendoci riscoprire un’etica e una spiritualità non legati ad alcuna religione. Leggere Etty ci ricorda che quando non possiamo controllare una situazione complicata possiamo provare a vedere le cose con un nuovo paio di occhiali, con un nuovo atteggiamento … e magari provare a vivere più in alto, nella zona spirituale.

Buona lettura e buone ispirazioni.

[Maurizio Brigandì, volontario progetto PienEssere APS]