“Tramite Wa ,
il Giappone ci insegna la sua più grande lezione:
che la bellezza, la gioia e il senso civile si costruiscono con grande impegno,
attraverso il lavoro continuo su se stessi,
imparando la pazienza, facendo le cose con cura e mai a discapito degli altri,
perché una felicità sostenibile è un progetto di tutti e mai di uno soltanto”

 

Caro lettore, lettrice, bentornato/a in questa nuova pagina di “a modo mio”.

Tra i popoli dell’Oriente attira e incuriosisce il Giappone per le sue tradizioni, il pensiero ed il senso dell’armonia (WA 和) che è “base e priorità della cultura, della parola e dell’atteggiamento del popolo giapponese“. Laura Imai Messina, scrittrice, docente universitaria e ricercatrice, nel suo libro che oggi vi propongo, ci descrive l’essenza del WA in 72 parole, raggruppate secondo lo schema dell’antico calendario giapponese, che prevede 72 micro-stagioni di soli (circa) 5 giorni ciascuna, invitandoci così ad un continuo nuovo inizio e rinnovamento interiore.

La poliedricità del WA si esprime sotto diverse forme. WA è innanzitutto la calma e la serenità, la tranquillità del tono e il garbo delle persone, la gentilezza e l’accoglienza, l’onestà. E’ il senso sociale considerato prioritario sugli interessi personali, è l’armonia in gruppo e la collaborazione per il raggiungimento di obiettivi comuni. E’ quel senso di pace e concordia, di cordialità ed ospitalità, di cui c’e’ sempre più bisogno, visto il dilagare di arroganza, individualismo e violenza nel mondo.

Ma WA è anche tanto altro. E’ wabi-sabi, la bellezza dettata non da criteri estetici di perfezione ma da criteri più elevati, spirituali, aderenti alla vera natura della realtà: è bello l’incompleto, il non detto ma intuibile spiritualmente; è bella la natura fragile, impermanente e imperfetta di tutto ciò che esiste, coi suoi segni parlanti testimoni di vita vissuta, di metamorfosi del tempo; è bella la semplicità, la moderazione, coltivare il minimalismo e “non adombrare l’anima con inutili oggetti“. E quando qualcosa si rompe, può essere ricomposta con il kintusgi, l’antica arte di saldare i pezzi rotti di un oggetto con materiali pregiati, donando così all’oggetto una nuova luce che mette in evidenza la storia, l’unicità e la bellezza di ciò che è stato riparato e delle sue “cicatrici”: in senso spirituale, kintusgi è l’arte “che fa dell’errore un’opportunità, della fine un inizio. Dell’irreparabile, bellezza“.

Che meraviglia questo senso di minimalismo e semplicità … calma la sensazione che ci manchi sempre qualcosa. E che meraviglia questo senso di sentirsi un poco più a proprio agio con lo scorrere del tempo, con la fragilità e l’imperfezione di tutto ciò che esiste … ci fa sentire più in armonia con l’intero universo, mitigando l’ansia del perfezionismo e il senso di disagio verso tutto ciò che è per natura fragile, imperfetto e soggetto ad usura … ci fa percepire il miracolo e il mistero dell’esistenza in tutta la loro unicità e bellezza che non svaniscono ma si trasformano nel tempo.

La scrittrice ci guida in un appassionante viaggio lungo la via giapponese all’armonia, con molti spunti di riflessione con cui possiamo confrontarci e che possono aiutarci a costruire la nostra personale via all’armonia con noi stessi, con gli altri, con tutto ciò che esiste e con la natura cangiante dell’esistenza. Il viaggio termina con un suggestivo invito al coraggio di essere gentili (yasashisa), ad impegnarsi per un mondo migliore in cui la felicità non sia più solo una questione individuale ma collettiva:

“E’ necessario credere che quando tutti abbasseremo la voce, basterà sussurrare per sentirci. Che la gentilezza vada seminata senza attendersi in cambio nulla, perché se è nel mondo che la si pianta, nel mondo essa crescerà. E questo dovrebbe bastarci. Ci vuole coraggio e resilienza, bisogna insistere nel garbo anche quando intorno a noi non ne troviamo. […] Dobbiamo mirare a una società gentile, in cui anche un sussurro si senta. ‘Dobbiamo essere’ – diceva Gandhi – ‘il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo’ “.

Buon viaggio nel mondo armonioso e gentile del Giappone.

[Maurizio Brigandì, volontario progetto PienEssere APS]