Rishikesh, Marzo 2023

Vanamali Mataji veste solo di lillà. Le porte del suo ashram a Rishikesh sono sempre aperte, e il giardino sul retro dà direttamente sul Gange, o meglio su Ganga, devanagari, ‘Colei che va veloce’. Il pavimento di legno scricchiola mentre entriamo in una stanza in penombra, dove danzano fumo di incensi, candele e figure di santi e divinità.

Nell’induismo tutte le donne sono sacre. In tempi antichi, al nome di ogni donna veniva aggiunto l’appellativo Devi. Per esempio, se una donna si chiama Kalyani, diventa Kalyani Devi. Tuttora nei villaggi vige questa usanza. Ogni donna è considerata un aspetto del divino. Devi significa dea.
Ogni donna è parte della Madre Divina e quindi deve essere anche trattata e custodita come tale. I numerosi tabu contemporanei legati alle donne, in origine non avevano intenzione di tarpare loro le ali o sminuirle, ma piuttosto di proteggerle, perché era risaputo che la donna è il grembo del mondo.

Per esempio la famosa questione legata al fatto che le donne durante il loro ciclo mestruale non possono entrare nei templi, mi spiega, è originariamente legata a una questione energetica. La corrente pranica all’interno dei luoghi di culto può essere molto elevata, e non è salutare per una donna permanervi durante il ciclo. Le chiedo di parlarmi di più del potere femminile nella tradizione Hindu.

Shakti, il potere femminile. È quella scintilla che fa partire il motore. Il motore è Shiva. C’è una bellissima conversazione tra Parvati e Shiva. Lei (Parvati) stava facendo le tapas (le pratiche austere) per conquistare l’amore di Shiva, e Lui le dice ‘Sono completo in me stesso, non ho bisogno di nessuno’ al che Lei risponde ‘No, tu hai bisogno di me. Senza il mio potere, non puoi raggiungere nulla in questo mondo.’ Il potere femminile è molto importante. Senza la shakti, l’intera creazione non sarebbe nemmeno iniziata.