Nel cuore vibrante dell’Inghilterra degli anni ’60, in un’epoca di rivoluzioni culturali e scoperte scientifiche, prendeva forma una delle storie più incredibili del nostro tempo: quella tra Stephen Hawking e Jane Wilde. Lui, un giovane e brillante studente di cosmologia a Cambridge, lei, una studentessa di lettere appassionata di poesia e musica. Si conobbero nel 1962, a una festa tra amici, e fu subito chiaro che tra loro c’era qualcosa di speciale. In un mondo in cui gli opposti spesso si attraggono, Stephen e Jane si trovavano invece accomunati da una profonda intesa intellettuale e spirituale.

Pochi mesi dopo l’inizio della loro relazione, il destino mise davanti a Stephen una delle prove più dure che un uomo possa affrontare: a soli 21 anni gli venne diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una malattia neurodegenerativa che, secondo i medici, gli avrebbe lasciato solo due anni di vita. Ma Jane non si tirò indietro. In un’intervista anni dopo, lei stessa raccontò: “Non vedevo la malattia, vedevo lui. Era brillante, divertente, unico.”

Contro ogni previsione, nel 1965 si sposarono. E da quel momento iniziò un viaggio straordinario, fatto di sfide quotidiane, ma anche di traguardi incredibili. Jane, che proveniva da una famiglia profondamente religiosa, trovava conforto nella fede; Stephen, al contrario, si dichiarava ateo. Eppure, queste differenze non li divisero mai del tutto, ma contribuirono a costruire un dialogo intenso e continuo, capace di superare anche i momenti più bui.

Stephen, nonostante il progredire della malattia, proseguì il suo lavoro con una determinazione implacabile. Fu durante questi anni che sviluppò le sue teorie rivoluzionarie sui buchi neri e l’origine dell’universo. Mentre il suo corpo perdeva lentamente ogni funzione, la sua mente si espandeva oltre i confini della fisica conosciuta. Jane era accanto a lui, sempre. Mentre lui esplorava le stelle, lei teneva i piedi ben saldi a terra, occupandosi della casa, dei loro tre figli, e di ogni dettaglio pratico della vita quotidiana. Scrisse anni dopo: “C’erano giorni in cui sentivo di annegare, ma poi bastava uno sguardo di Stephen per ricordarmi perché lottavo.”

Una curiosità poco nota: fu proprio Jane a insistere perché Stephen avesse un supporto tecnologico adeguato quando perse completamente la voce. Grazie a un sintetizzatore vocale progettato da un ingegnere californiano, Stephen poté continuare a comunicare con il mondo, a insegnare, a scrivere. Quella voce elettronica divenne la sua firma, riconoscibile in tutto il mondo.

Il loro matrimonio, dopo oltre venticinque anni, finì nel 1995, logorato da anni di sacrifici, incomprensioni e dalla pressione crescente della fama. Ma non finì mai il rispetto e l’affetto reciproco. Jane pubblicò un libro toccante, “Verso l’infinito”, in cui racconta tutta la complessità della loro vita insieme, senza idealizzazioni, ma con grande verità e cuore. Dal libro è stato tratto il film La teoria del tutto, che ha commosso milioni di persone in tutto il mondo.

Stephen e Jane hanno mostrato che anche una vita segnata da enormi difficoltà può essere straordinaria, se affrontata con intelligenza, ironia e una determinazione fuori dal comune. La loro storia non è solo quella di un genio della scienza, ma anche quella di una coppia che ha vissuto l’impossibile, sfidando ogni previsione, trovando forza l’uno nell’altra.

È una testimonianza potente del fatto che l’amore, quando è autentico, può davvero superare ogni barriera — perfino quelle imposte dal tempo, dallo spazio e dal corpo stesso.