Avevo seguito la fase terminale di uno stretto parente curato a casa con l’assistenza di personale specializzato e con l’aiuto della medicina palliativa, quella medicina che cerca di aiutare malati inguaribili garantendo la migliore qualità possibile di vita. Era stata un’esperienza molto forte, coinvolgente, sul limite della vita e sul suo senso, riflettendo sulla sofferenza, con l’ammirazione per le infermiere e per i medici. Era stata un’esperienza molto forte seguire il progressivo confronto con la malattia da parte del malato e dei suoi famigliari.
Mi dissi che sarebbe stato utile fare un documentario su questo tema per sensibilizzare il pubblico, per favorire il morire a casa e così assistere il proprio caro tra le mura domestiche, per compiere con lui l’ultimo pezzo di strada con partecipazione, con amore, per sostenere le cure infermieristiche e la medicina palliativa. Chiesi a Susanna,l’infermiera che vedevo intervenire e che da anni si occupava dei morenti, di aiutarmi a trovare delle testimonianze, pur sapendo quanto fosse delicato il tema. È un documentario forte. Tocca il tema della sofferenza e della morte, temi che non si è propensi ad affrontare, che la nostra cultura nasconde dietro il progresso scientifico facendoci dimenticare che esistono dei limiti, tocca un tema che il consumismo e il divertimento
nascondono. Questo documentario è in uso da anni nella formazione del personale infermieristico.

Morire a casa, di Guido Ferrari, 2003