
Non hanno capi né sindacati, né orari.
Lavorano dove nessuno vede: nell’officina alchemica interiore.
Sono gli artigiani dell’essere,
gli operai del cuore,
i muratori dell’invisibile,
i contadini dell’interiorità.
Sono gli scalpellini del carattere,
i minatori dell’inconscio,
i carpentieri dell’anima,
i giardinieri della presenza.
Ogni giorno affrontano lo sciopero dell’attenzione,
i sabotaggi dell’ego,
le frane dell’identità automatica.
Coltivano presenza,
ristrutturano ferite,
battono il ferro delle emozioni finché è caldo,
trasportano sulle spalle il peso delle ombre
e scavano gallerie di coscienza
sotto il rumore del mondo.
Eppure non smettono.
Perché sanno che l’unico vero lavoro
è risvegliarsi, è ricordare.
È un mestiere antico, faticoso, ostinato.
Richiede disciplina, sincerità, memoria di sé.
Nessuno lo impone, nessuno lo vede.
Ma è l’unico capace di cambiare davvero qualcosa.
Perché chi lavora su di sé,
trasforma il proprio sguardo,
il proprio respiro,
la propria presenza.
E quando cambia il modo in cui si è nel mondo,
cambia anche il mondo attorno a sé.
A questi lavoratori invisibili,
che rendono la terra un luogo più cosciente,
più umano, più vero,
vada il nostro onore.
(Eddy Pellegrino – “Gli Operai dell’Invisibile”)