Un medico greco alla corte del sovrano tibetano

Verso la metà del VII secolo tre luminari di medicina giunsero presso la corte tibetana. Avevano viaggiato per mesi, percorrendo le vie carovaniere che collegavano il Tibet con il resto dell’Asio. Avevano superato deserti e passi d’alta montagna, avevano attraversato territori infestati dai banditi.
In quel periodo, grazie a fortunate campagne di conquista, i tibetani avevano creato un vasto impero e rivaleggiava con le altre potenze dell’Asia.
Era stato Songtsen Gampo in persona, il sovrano del Tibet, a invitare a Lhasa quei luminari. Il primo di essi, di nome Hsuan Yuan Huang Ti, era originario della Cina, il secondo, di nome Bharadhvadza, veniva dall’India, e il terzo, di nome Galenos, arrivava da Throm, Roma, ovvero l’impero romano d’oriente.
Quei tre luminari, come indicano i loro nomi, evocano anche dei personaggi, mitici e realmente esistiti, che ebbero un ruolo fondamentale nella fondazione delle rispettive tradizioni mediche. Hsuan Yuan Huong Ti è uno dei nomi del leggendario Imperatore Giallo, fondatore della medicina cinese e presunto autore del Neijing, uno dei più importanti trattati dedicati alla medicina. Il nome Bharadhvadza non è altro che quello del Rishi, saggio della tradizione vedica, che ricevette dal dio Indra le conoscenze di medicina, dando così inizio alla tradizione medica indiana. E, infine, il nome Galenos evoca anche un personaggioì realmente esistito, il medico Galeno, vissuto nel II secolo, probabilmente lo specialista più importante della tradizione medica greca. Quest’ultima, già diffusa nella penisola arabica, dal VII secolo aveva raggiunto l’Asia Central e la Cina, grazie alla conquista della Persia da parte degli arabi e alle incursioni di questi ultimi in Asia centrale. Specialisti della tradizione medica greca-araba erano presenti nelle città oasi dislocate lungo la via della seta, nel turkestan cinese, e persino a Chang’an, la capitale dell’Impero, l’odierna Xian. Un medico appartenente a quella tradizione aveva accompagnato l’imperatore cinese durante un viaggio in Giappone. A quei tempi, dunque, la tradizione medica greca era praticata dalle sponde dell’Atlantico sino a quelle del Pacifico.
I tre specialisti portavano con loro trattati di medicina, che furono tradotti nella lingua tibetana e essi stessi, unendo le proprie conoscenze, composero un nuovo trattato di medicina. Alla fine del soggiorno presso la corte tibetana, il medico
indiano e quello cinese tornarono nei loro paesi d’origine, mentre Galenos rimase a Lhasa, divenendo il medico personale del re. La medicina greca aveva prevalso su quelle indiana e cinese.
Questi eventi riportati in alcune fonti tibetane, siano essi veritieri o non corrispondenti alla realtà, indicano che i tibetani erano consapevoli delle modalità d’elaborazione della loro tradizione medica, derivante dalla sovrapposizione di conoscenze prese in prestito dalle tradizioni mediche erudite eurasiatiche, la medicina indiana, quella cinese e quella greca-araba. A esse, oltre alle conoscenze autoctone tibetane, si aggiunsero anche quelle proprie del buddhsimo, del tantrismo e della medicina dei Siddha.

Foto: il re Songtsen Gampo e le sue due consorti, Jokhang, Lhasa