
Siamo khampa, non tibetani – Lithang, marzo 1999
Il monastero si trovava sulle prime pendici del Bomra, dove le solide abitazioni della cittadina lasciavano il posto ad ampie praterie, in quella stagione ancora brune.
Superato il grande portale d’ingresso, s’incontravano le abitazioni dei monaci, semplici accoliti, maestri e lama reincarnati. Quelle appartenenti a questi ultimi erano ricche dimore, a due o tre piani, circondate da ampi giardini nascosti da alti muri di cinta. Una di queste apparteneva a un lama reincarnato, rinpoche, che, grazie a conoscenze comuni, avrebbe potuto aiutarmi. Dovevo incontrarlo quella mattina.
Un uomo anziano mi accoglie all’entrata: Attraversiamo il giardino ancora quiescente. Una scala di legno conduce al primo piano. Mi trovo in un’ampia cucina, ben illuminata, con una grande stufa e scaffalature ospitanti pentole e strumenti vari. L’uomo mi fa accomodare su un tappeto di fronte a un basso tavolino di legno. Porta un thermos di tè, una tazza di ceramica e mi invita a servirmi della tsampa (farina d’orzo tostato), contenuta in una ciotola di legno.
Il rinpoche entra nella cucina accompagnato da un giovane monaco. È un uomo di alta statura, corporatura robusta, viso affilato e naso aquilino. Una persona loquace, diretta e decisa, come lo sono molti in queste regioni del Tibet orientale.
Seduto di fronte a me, il reincarnato chiede spiegazioni. Mi presento e cerco di esporre, il più semplicemente possibile, il motivo del mio desiderio di trascorrere un lungo periodo a Lithang. Il rinpoche, seduto di fronte, ascolta immobile, fissandomi intensamente. Le prime parole che pronuncia, al termine del mio discorso, sono: “posso aiutarti, ma ascolta. Ti sei rivolto a me usando la lingua parlata nel Tibet centrale. Ma qui non siamo in quella regione, siamo nel Kham e noi siamo khampa, non siamo tibetani. Quindi, se hai intenzione di rimare qui a Lithang, occorre che tu apprenda la nostra lingua, quella del Kham”.
Fin dalle epoche più remote, eccettuato il periodo imperiale tra il VII e il IX secolo, l’immenso territorio centroasiatico abitato da popolazioni di lingua e cultura tibetana non è mai stato omogeneo, da un punto di vista etnico, politico ed economico.
Quelle regioni erano divise in regni, staterelli e principati, talora indipendenti, talora vassalli di entità politiche cinesi o tibetane.
I rapporti tra di essi erano spesso difficili, segnati da forti identità locali e rivalità, che determinavano guerre, stragi e distruzioni. Queste tensioni erano ancora vive alla fine del secondo millennio. Nel 1999, per il controllo di certe aree di pascolo, scoppiò una contesa tra i nomadi della Contea di Lithang e quelli della vicina Contea di Nyarong, Le due fazioni si affrontarono sul campo e diversi nomadi persero la vita.
Foto: il monastero di Lithang