
L’oracolo, Ladakh 2018
E’ una mattina d’inizio agosto. Nei campi illuminati dal sole l’orzo è quasi maturo.
A meridione, bianche montagne s’elevano sino a sfiorare i 6000 metri. Davanti a una solida costruzione a due piani, uomini e donne, alcuni insieme ai propri figli e figlie, siedono in attesa. E’ l’abitazione del lhapa, l’oracolo del villaggio, e quello ha la fama d’essere uno dei più potenti della regione. Desideravo incontrare quell’uomo da molto tempo, ma, fino a quel giorno, una serie di circostanze sfavorevoli me l’avevano impedito.
Seduto insieme ai fedeli, sono pervaso da emozioni e pensieri di varia natura: entusiasmo, curiosità e grandi aspettative, dubbi e perplessità. Tali movimenti interiori svaniscono quando, all’ora prestabilita, la padrona di casa, una giovane donna dai modi gentili, accoglie i fedeli, una quindicina di persone, nell’ampia cucina. Il gorgoglio del tè versato nelle tazze accompagna il parlare soffuso.
Passano alcuni minuti. Un salmodiare lento e profondo giunge alle mie orecchie.
Nel choskhang, la cappella di famiglia, l’oracolo ha iniziato la procedura che indurrà la trance e la possessione. La signora, con un cenno, ci invita ad andare.
All’interno della cappella, scaffalature e mobilio, decorati con pitture, ospitano testi sacri, statue di divinità e strumenti religiosi. La fragile luce che penetra dalla finestra dona vitalità ai rivoli di fumo generati dalla combustione dell’incenso. Il profumo del ginepro pervade la stanza intera.
Ci accomodiamo sul pavimento ricoperto di tappeti. Il lhapa, seduto a gambe incrociate davanti a un altare, tiene nella mano destra il damaru, un tamburello, e, in quella sinistra, il dorje, il fulmine adamantino. Indossa la corona a cinque punte e l’abito rituale. La recitazione delle formule sacre è ora più intensa, interrotta da grida acute e da sussulti. In quei momenti avverto distintamente la tensione e il coinvolgimento emotivo dei presenti. Ne sono contagiato. I volti di buona parte dei fedeli sono pallidi e contratti. Una giovane donna fissa, con occhi leggermente strabuzzati, movimenti e gesti dell’oracolo. Un uomo ben vestito mantiene il capo chino, forse timoroso d’incontrare il suo sguardo acceso. Anche il viso di Jigmet, caro amico e ricercatore nel campo della botanica, è contratto, lo sguardo rivolto verso il basso. Traspaiono in lui ferma devozione e riconoscimento della potenza del divino, su un piano situato al di là della percezione ordinaria del mondo.
Quando la trance si è stabilizzata, i fedeli, a turno, si avvicinano al lhapa.
Mantengono il busto proteso in avanti, come espressione di deferenza e rispetto.
Offrono una sciarpa cerimoniale nella quale hanno riposto alcune banconote e formulano una domanda alla divinità che si manifesta in quel momento. Sono quesiti relativi a scelte esistenziali, a situazioni lavorative, a problemi di salute, di rapporto con membri famigliari e della comunità. Il lhapa getta dei chicchi d’orzo su un piatto di metallo e, dopo averli osservati per alcuni istanti, compie la divinazione. L’uomo è affiancato da un traduttore, una persona che ha dimestichezza con il linguaggio, spesso oscuro, attraverso il quale vengono date le risposte.
La cerimonia termina con una benedizione, impartita a tutti i presenti dall’oracolo.
Quest’ultimo, subito dopo, si accascia, esausto. I fedeli si alzano e, in silenzio, abbandonano la cappella.
In un mondo in rapida trasformazione come quello ladakho, il fenomeno degli oracoli è in espansione. Il processo di modernizzazione del paese ha determinato cambiamenti radicali a livello culturale, economico e sociale. Le nuove generazioni, e non solo quelle, sentono di non avere una posizione stabile e rassicurante nella società attuale, di non sapere quale sia il loro ruolo all’interno di essa, tra la vita tradizionale con le sue consuetudini consolidate nel tempo e quella moderna, che implica l’adozione di un nuovo stile di vita e, spesso, l’allontanamento, specialmente durante gli anni di frequentazione della scuola superiore e di quella di livello universitario, dal proprio paese e dalla propria famiglia.
L’oracolo, punto di riferimento nella società tradizionale, rappresenta, per queste persone, uno strumento per cercare una soluzione ai problemi di identità e autostima, sempre più diffusi.
Foto: il lhapa giace esausto al termine della cerimoia, Ladakh 2018