L’Eremo della Valle dei Rabarbari, Ladakh 2023
Creste dentellate di montagne aspre ci accompagnano durante il cammino. I pascoli sono punteggiati di stelle alpine (Leontopodium) e pedicolari gialle (Pedicularis longiflora var. tubiformis) e, nei pressi del torrente, la flora prevalentemente erbacea include arbusti e alberelli (Rosa webbiana, Myricaria e Salix). Muri a secco racchiudono campi coltivati a orzo e, talora, a legumi e aree per gli animali. Minute casupole di pietra, per la maggior parte inutilizzate, sorgono vicino alle recinzioni. Un parente di Tsering Paljor, la persona che ci ospita nel villaggio di Kanji, vive, per sei mesi all’anno, in una di quelle dimore. Lo incontriamo mentre è al lavoro in un campo. Ci saluta caldamente e si avvicina per scambiare qualche parola. L’uomo, una persona d’animo gentile, apprezza la vita solitaria e tranquilla di montagna, lontano dalla frenesia paesana.
Sono passate due ore da quando abbiamo lasciato Kanji. Sul versante destro, poco al di sopra del torrente, incontriamo il Lachutse Gonpa, l’Eremo della Valle dei Rabarbari. La sua posizione è dominante rispetto a un gruppo di casupole, una vicina all’altra, edificate ai suoi piedi come abitazioni estive. È un luogo di pace e serenità, adatto a coloro che intendono dedicarsi alla pratica religiosa.
Il piccolo monastero si compone di un tempio e di alcuni locali contigui, purtroppo non visitabili. Negli anni precedenti esso appariva in disuso, quasi abbandonato.
La porta d’entrata era pericolante, sacchi e oggetti vari, sparsi qua e là sulla pavimentazione di terra battuta, sembravano indicare che quel luogo fosse usato come magazzino.
In quest’occasione, invece, percepisco di essere entrato in un ambiente di nuovo vivo e accogliente, con un rinnovato potere spirituale. Alcuni fedeli hanno ripreso ad avere cura del tempio. La porta è in buono stato. Gli oggetti estranei sono stati portati altrove. Sulla parete opposta a quella d’entrata, di fronte a due stupa, ardono lampade a olio. I dipinti alle pareti, raffiguranti i mille Buddha, sembrano aver ripreso vitalità e nelle due navate laterali sono stati collocati dei tappeti a beneficio di coloro che desiderano eseguire le prosternazioni.
Una decina di persone, tutte attempate, passano l’estate presso quell’insediamento, dedicandosi alla produzione di burro e formaggio. Gli animali, ovini, yak e dzo, pascolano più in alto, dove l’erba è abbondante.
Siamo accolti con gentilezza e generosità. I pastori mettono a disposizione le loro risorse alimentari: tsampa, tè, burro, formaggio secco e yogurt.
Oggi, pochi ladakhi sono disposti a trascorrere l’estate sui pascoli montani e l’abbandono dei villaggi, specialmente di quelli più remoti, è un fenomeno diffuso, indotto dalle trasformazioni politiche, sociali ed economiche in atto nella regione.
Il villaggio di Kanji è un’eccezione. Rispetto alla fine del secolo scorso, la sua popolazione è in crescita: una bella notizia.
Foto: L’Eremo della Valle dei Rabarbari, Ladakh 2023