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Sempre tornare | Daniele Mencarelli

Al cuore del libro

“La felicità è un lampo.
Chiede di essere vissuta, non misurata.
Se ti metti lì, con il metro, o la bilancia, sei destinato al fallimento.
Per trovarla può non bastare tutto l’oro del mondo, oppure un niente, come una doccia calda, un po’ di sapone e di shampoo”.

 

Buongiorno amico lettore.

Ti scrivo in una giornata piovosa in cui ho curato con particolare attenzione il silenzio ed ho trascorso il mio tempo a riordinare gli armadi. Che brutta giornata, mi dirai, e invece no. Questo tempo dedicato al riordino di oggetti mi ha aiutato a riordinare anche i pensieri ed ora sono qui con te a cercare lampi di felicità.

Mi piace “lampi di felicità”, suona bene, lampi, appunto,  come quelli nei temporali di notte che improvvisamente e per pochi istanti illuminano magicamente il buio e tu magari sei al calduccio nel letto e ascolti in silenzio le gocce di pioggia sui vetri della finestra. E ti addormenti tranquillo, sereno, fra lampi e tuoni, avvolgendoti in una coperta calda… un istante di felicità.

La brezza leggera dei ricordi mi viene a visitare.

Ripenso a me, bambina, seduta sulla panca in giardino con mia nonna, tesa nello sforzo di imparare a fare la maglia. Lei tranquilla, parlava a bassa voce, guidava con pazienza le mie mani rigide, sistemava con calma gli errori, si complimentava per i miei successi. E poi si faceva merenda insieme, il the con la torta, con le tazze del servizio “buono”, come le signore. Il mio mondo era lì, io ero completamente a casa nel cuore di mia nonna. Un istante di felicità.

Mi piacciono le sere fresche, quando esco sul balcone a scuotere la tovaglia dalle briciole e respiro profondamente l’aria della sera, ogni respiro il primo, nuovo, ancora ed ancora… Un istante di felicità.

E poi il momento in cui la luce si fonde nel buio e il sole, accecante, scivola dietro le montagne ed allora penso che sì, quella luce intensa e al declino, è luce sacra, in cui mi perdo e mi ritrovo. La contemplo a lungo, in silenzio… un istante di felicità.

E poi quando ricevo un abbraccio inaspettato, quando trovo un fiore nelle fessure dell’asfalto nel parcheggio, quando attraverso un bosco di larici in autunno, quando cammino sulla riva di un fiume in montagna, quando appollaiata sulla mia poltrona tengo fra le mani un bel libro, quando bevo il caffè con la mia amica del cuore, quando mi metto il profumo, quando un’amica mi fa i massaggi con le pietre calde, un fuoco nella notte, il canto dei grilli, un panino caldo… ecco, piccoli, preziosi istanti di felicità.

E ancora quando… continua tu, amico lettore, con l’elenco infinito dei piccoli istanti di felicità ma “Non credere mica che un istante di felicità sia poco. La felicità esiste solo sotto forma di attimi” ricorda Silone.

Eppure.

Eppure, nonostante la mia, le nostre giornate siano un susseguirsi continuo di istanti di felicità, la sera, torno a casa e mi lamento per l’ennesima giornata storta, in cui non è successo ciò che desideravo, e sono stanca, e sbuffo, e magari cerco un libro che mi parli della ricerca della felicità.

E allora mi fermo e respiro.

Torno ad una mattina all’alba in un prato con la rugiada. Una distesa brillante, meravigliosa, splendida che però, in poco tempo, evapora e svanisce. Così gli istanti di felicità: splendidi e brillanti, svaniscono e non li puoi catturare. Ma puoi mantenere negli occhi, e nel cuore, la meraviglia di quella distesa lucente al sorgere del sole.

Il libro di oggi è un bel romanzo, da leggere lentamente e gustare con calma ogni pagina. Un romanzo poetico dove il filo narrativo è un viaggio verso casa: una bella storia, una metafora della vita, tanti gli spunti di riflessione…

Non voglio aggiungere altro, perché “La bellezza va vissuta, qualsiasi racconto, per quanto preciso, sapiente, non può dire la gioia di fronte a certe visioni, né la gratitudine che arriva a colmare gli occhi di lacrime”.

E ancora “Tutto è bellezza, e nella stessa misura pace.

Nessun conflitto, né odio fino all’orizzonte.

È quando mi faccio portare dalla gratitudine che la realtà si accende”

“Io non conosco tante preghiere. (…) Ma io prego. Con parole mie. Quando quello che vedo è troppo bello, o brutto, mi nascono le parole nella bocca. È la realtà a chiedermelo. Quando c’è da ringraziare me lo ordina lei. Anche quando c’è da piangere è lei a dirmelo. Non so cosa, ma le parole e la realtà hanno qualcosa in comune, come un filo rosso, come se le attraversasse lo stesso sangue”.

Buona lettura amico mio ma, soprattutto, buona ricerca di istanti di felicità.

Daniele Mencarelli, Sempre tornare

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